“Ella e John”,
l’ultimo film di Paolo Virzì piacerà agli spettatori per vari motivi, tutti molto diversi tra loro. C’è chi lo
apprezzerà perché affronta con coraggio il delicato argomento degli ultimi
mesi/anni di vita, mostrandoci come sia sempre possibile sottrarsi a certe
conclusioni cupe e crudelmente solitarie. C’è chi verrà conquistato dalla
struttura narrativa del film che è a tutti gli effetti un road movie, affidabile
cornice ever green, ancora una volta in
grado di regalarci paesaggi mozzafiato e una colonna sonora che levati. C’è chi
ne apprezzerà con divertito interesse lo
spaccato di società che emerge, comparandolo con la nostra realtà e impiegando
il tempo del film a ipotizzare come sarebbe, qui da noi, fuggire a bordo di un
vecchio camper il giorno in cui ci si deve presentare in ospedale per essere ricoverati.
E poi ci siamo noi. Noi che eravamo bambini proprio mentre Ella e John erano
giovani genitori, ovvero in quel periodo magico in cui si respirava l’aria
leggera della liberazione da ogni possibile fardello di regole grigie e
polverose. Noi che nelle nostre case avevamo il permesso di disegnare sulle pareti e che invece di tovaglie
impeccabilmente stirate avevamo sottopiatti di paglia intrecciata. Noi che non
abbiamo avuto rassicuranti torte di mele nel forno né pavimenti tirati a lucido
e statuine capodimonte nella vetrinetta del salotto, ma libri dappertutto, cibi
macrobiotici nei piatti di legno, stanze allegramente disordinate e inondate di
incenso e musica dodecafonica. Noi che guardavamo la Tv dei ragazzi su divani seppelliti
da pile di quotidiani e di fumetti. Noi che d’estate non avevamo seconde case
in cui villeggiare dopo averle ben arieggiate, ma passavamo le vacanze in
campeggio e dormivamo in tenda, sotto i pini, mentre fuori frinivano i grilli e
brillavano le stelle. Noi che abbiamo avuto genitori che prima di essere tali
erano “coppia” e che ancora oggi l’uno
senza l’altra non sanno stare. Noi che proprio
grazie a loro siamo stati genitori diversi e che per amore dei nostri bambini abbiamo
saputo recuperare regole, ordine e tradizione. E che ormai li abbiamo
perdonati, quei genitori lì – eterni ragazzi in cerca di leggerezza.
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