Roma e il cinema

giovedì 15 febbraio 2018

Comprare la casa di Sophia Loren


Nel 1997, dopo aver cambiato in rapida successione due o tre appartamenti in affitto, mio marito ed io abbiamo cominciato a guardarci intorno con l'intenzione di fare il grande passo e comprare finalmente una casa nostra. Matrimonio, due figli piccolissimi e lavoro stabile erano le precondizioni che giustificavano il progetto. A ripensarci, abbiamo fatto non bene, ma benissimo. Erano anni in cui le banche proponevano mutui "convenienti" a tasso fisso e, a conti fatti, guardando cosa è successo dopo, non saremmo mai più riusciti nell'intento. Anche perché, va detto,  abbiamo fatto tutto da soli, senza aiuti iniziali né fortunate eredità da reinvestire. Tornando al momento della decisione iniziale, conservo un bellissimo ricordo di quel periodo trascorso in allegro girovagare alla ricerca della casetta dei nostri sogni, dove come tutte le neomamme felici di ogni tempo mi vedevo già tutta presa ad attaccare tendine ricamate ai vetri delle finestre  e ridipingere mobili di recupero mentre i bambini giocavano allegri sul tappeto del salotto. La casa la trovammo abbastanza rapidamente, è la stessa in cui  abitiamo ancora oggi, dopo un intervallo trascorso in un quartiere limitrofo, ma in un appartamento molto più grande e più adatto alla fase adolescenziale dei figli, periodo in cui, si sa,  le distanze non sono mai troppe. Un'amica architetto ci aiutò a ristrutturarlo in modo accattivante e dopo varie peripezie traslocammo durante un'estate torrida, felici di essere entrati nel novero dei "proprietari".
Ma la parte più divertente di tutto quel periodo fu la ricerca dell'appartamento e le numerosissime visite che facevamo durante le pause pranzo e i fine settimana. Tra le tante case che visitammo, ce ne fu una che ci conquistò subito, ma che era disperatamente piccola e infatti non ne facemmo di nulla. Era all'ultimo piano e affacciava su Via XXI Aprile, e fino a qui niente di speciale. Il bello era che faceva parte dei Palazzi Federici, e questo per noi, malati di cinema,  era un irresistibile valore aggiunto. L'idea di attraversare ogni giorno il cortile su cui affacciava la cucina di Sophia Loren e la camera di Marcello Mastroianni nel film "Una giornata particolare" di Ettore Scola ci sembrava un sogno. Poter andare sul quel terrazzo condominiale a stendere le lenzuola fresche di bucato, ci appariva come la prospettiva più desiderabile di tutte. E poco importava se l'appartamento misurasse al massimo una settantina di metri quadri, non avevamo certo paura di un po' di intimità.
Fortunatamente, continuammo a vedere altre case e via via che passavano i giorni capimmo, ognuno per conto suo,  che sarebbe stata una sciocchezza sacrificare spazio e comodità in nome di un capriccio. Oggi, guardandomi indietro, ringrazio la nostra scelta perché la casa che abbiamo poi deciso di acquistare si è rivelata nel tempo un'ottima scelta, mentre quell'appartamentino minuscolo avrebbe nel giro di poco tempo mostrato tutta la sua inadeguatezza a contenerci con il giusto conforto. Tuttavia, quando mi capita di passare là sotto, e succede almeno un paio di volte alla settimana, non posso non pensare a come sarebbe stato svegliarmi sotto lo stesso tetto di quel capolavoro di film, visto e rivisto tante volte.

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