Roma e il cinema

giovedì 9 novembre 2023

Dogman, Luc Besson (2023)



Una settimana fa ho visto “Dogman”, il nuovo film di Luc Besson, volevo scrivere qualcosa a caldo, ma non sono riuscita a farlo. Nei giorni seguenti ho pensato spesso al motivo per cui non riuscivo a tornare con calma sul film,che pure mi era piaciuto nonostante i clamorosi difetti che più o meno tutti hanno rilevato. Non ho trovato spiegazioni soddisfacenti, posso solo dire che ho dovuto aspettare che l’emozione si stemperasse. Il film si apre con una citazione famosa per tutti quelli che come me vivono con un cane: “Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”, del poeta e scrittore francese Alphonse de Lamartin. Non aggiungo altro. Il film, che – lo ripeto – ha un sacco di difetti, è come una gigantesca onda di amore per questi esseri che rendono la nostra vita molto più bella e accettabile di quanto possiamo mai meritare. Doug, il protagonista interpretato da Caleb Landry Jones (attore pazzesco che spero ci farà sognare a lungo), deve a loro non solo la sua sopravvivenza, che già basterebbe, ma soprattutto la sua infinita capacità di empatia, di dolcezza, di ingenuità. Un personaggio che da una parte sembra tenere per mano Hannibal de “Il silenzio degli innocenti”, con tutto il suo carico di irresistibile e orribile fascino, e dall’altra il bambino del secondo straziante episodio di “The Hours”, film di Stephen Daldry (Billy Eliot, The Reader etc) del lontano 2005. Un personaggio che mi è rimasto nel cuore, di quelli che vorrei esistesse davvero per andare a conoscerlo, per avere la sua attenzione almeno per un momento. Perdono a Luc Besson tutte le imperfezioni perché capisco che deve essersi trovato come se avesse scoperchiato il vaso di Pandora. Se amate i cani andate a vederlo e siate indulgenti, è un film d’amore e in amore si sbaglia quasi sempre.


Nessun commento:

Posta un commento