Roma e il cinema

domenica 7 febbraio 2016

"Le avventure di Pinocchio", Luigi Comencini (1972)


Il film è una riduzione dell'omonimo sceneggiato televisivo e annovera attori di primo calibro: Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto, Gina Lollobrigida in quello della Fata Turchina, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nei panni del Gatto e la Volpe e perfino Vittorio De Sica nelle vesti del Giudice. Dotato di una sceneggiatura formidabile (Suso Cecchi D'Amico), che restituisce intatta alle immagini la necessità drammaturgica delle pagine di Collodi, il Pinocchio di Comencini - che ai tempi riscosse grande successo e che, a riguardarlo oggi, riesce a fare impallidire l'esile ancorché più poetica versione di Benigni - è intriso di freddo, fame, miseria e disperata solitudine. Ovvero, di tutti gli elementi che costituivano le dure condizioni di vita dei poveri di quel mondo. Girato nel fango e nel tufo del viterbese, il film attinge alla lezione del neorealismo e punta l'obiettivo sul faccino impunito del protagonista, affidandogli il compito di fare emergere il bambino perduto che ciascuno di noi è stato almeno per un momento nel corso della propria infanzia. Quel bambino nella realtà era il piccolo Andrea Balestri, un piccolo "caratteriale", come si diceva allora, che fu scelto tra le decine di ragazzini arrivati per il provino. Comencini, colpito dal suo talento, dopo che le riprese furono terminate, gli propose di studiare in collegio per completare la sua istruzione, offrendosi di pagarne la retta, ma, proprio come avrebbe fatto Pinocchio, Andrea Balestri rifiutò, perdendo così la sua unica grande occasione, per pura, sventata inconsapevolezza. Ci restano negli occhi le immagini struggenti di quell'alba in cui Geppetto e Pinocchio approdano in groppa al tonno sulla riva della spiaggia di Torre Astura e con trasognata innocenza corrono incontro alla luce del giorno, senza sapere nulla di quello che sarà.

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