Nel
passaggio da una lingua ad un'altra può esserci qualcosa che si perde perché molto difficile o impossibile da rendere. Quello
che va perso, è "lost in translation". Nel film di Sofia Coppola, che
vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, l'espressione si riferisce alla difficoltà di
comunicare che riguarda i protagonisti: Bob Harris (Bill Murray), un divo della
TV americana che si trova a Tokyo per girare lo spot di un whisky, e Charlotte,
giovane moglie di un fotografo di successo e molto indaffarato che l’ha portata
con sé a Tokyo (interpretata da una strepitosa Scarlett Johansson che all’epoca
aveva appena 18 anni). I due alloggiano nello stesso raffinato hotel, soffrono
d’insonnia e hanno molte ore da trascorrere in solitudine, aspettando lui il
momento delle riprese e lei le brevi apparizioni del marito. Immersi
nell’acquario ovattato di un mondo di
cui non riconoscono il linguaggio – siamo in Giappone – Bob e Charlotte non
fanno altro che osservare con attenzione e disponibilità tutto ciò che li
circonda e in cui si imbattono ogni volta che escono dalle eleganti geometrie
delle loro stanze. Ad ingigantire la percezione della solitudine e della
difficoltà di comunicare, concorrono le telefonate colme di equivoci e di
incomprensioni che Bob scambia con la moglie lontana e le frammentarie,
brevissime conversazioni di Charlotte con il marito che non viene mai neppure
inquadrato.
Finché
un giorno Bob e Charlotte si incontrano. E da quel momento la solitudine e lo
straniamento lasciano il posto al piacere di rincontrarsi, di seguirsi con lo
sguardo, di ascoltarsi. Diventano amici e forse si innamorano, ma nessuno dei
due è disposto a farsi travolgere. Alla fine, dopo un saluto sbagliato in cui
disagio e orgoglio prendono il sopravvento, Bob – che è comunque un uomo maturo
e più capace di gestire la situazione rispetto alla giovanissima Charlotte –
riesce a porre rimedio, dando un nuovo senso a quella che sarà la vita di
entrambi da quel momento in poi. E’ struggente la scena finale, in cui lui la
riconosce di spalle nella folla, la rincorre e dopo averla raggiunta la
abbraccia stretta e le sussurra qualcosa che noi - ahimè - non riusciamo a
sentire.” Cosa le avrà detto?”, ci chiediamo.
Perché lei lo abbraccia così forte sporgendosi tutta sulla punta dei suoi minuscoli piedi?
E, soprattutto, perché alla fine lui la lascia definitivamente andare e lei si
allontana con quel lampo di felicità negli occhi? "Lost in translation", risponde
Sofia Coppola: è finita, ma ne sarà comunque valsa la pena.
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