Roma e il cinema

venerdì 29 gennaio 2016

"Il ponte delle spie", Steven Spielberg (2015)


Quel momento magico in cui lo spettatore, immerso nel buio della sala, si dimentica di sé e viene rapito dalla fascinazione dello schermo, quel momento si chiama "cinema". È una sorta di miracolo, che si verifica più raramente di quanto si pensi, e che è del tutto indipendente dalla validità dei contenuti o dallo spessore intellettuale e artistico dei registi. Spielberg quel miracolo riesce a farlo ogni volta, dai tempi di "Duel" (aveva 25 anni!) fino a questo ultimo "Ponte delle spie". Oltre ad una sceneggiatura d'eccezione (fratelli Coen) e ad un eccellente Tom Hanks, il film ci offre due chicche assolute. Una straordinaria Berlino, colta nel momento in cui viene tirato su il Muro, ricostruita con uno scrupolo degno di un Visconti d'oltreoceano, e il precipitare silenzioso e terribile di un pilota e del suo piccolo aereo colpito dai razzi del nemico. Due scene tutto sommato secondarie rispetto all'intreccio principale - a sua volta colmo di momenti memorabili - che Spielberg sembra girare per divertimento, per quel gusto tutto suo di farci sprofondare nell'abisso della grande illusione.

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